Cristiano Amendola – La facezia nel tardo ’400, forma popolareggiante o raffinato genere umanistico? Sondaggi su un capitolo minore della produzione ‘letteraria’ di Leonardo da Vinci, in Incontri, XX 2020 (Fasc. 35), pp. 32-45.

Il contributo ripercorre brevemente le linee generali di un complesso processo culturale che portò la facezia – nella duplice accezione di genere letterario e ‘atto linguistico socializzato’ – ad assumere, attraverso il suo aggancio con la retorica umanistica, un ruolo di primissimo piano nel contesto delle raffinate pratiche discorsive, sociali, e culturali della vita cortigiana del secondo ‘400. Entro questo quadro viene poi riletto un aspetto poco noto della produzione culturale di Leonardo da Vinci: quello, cioè, che vide il Maestro rivestire i panni del perfetto vir facetus. Verso le elaborazioni teoriche promosse dagli umanisti sembrano in effetti convergere tre approcci di Leonardo a questo genere: egli infatti si servirà di facezie in funzione retorico-argomentativa nei suoi scritti teorici; ricorrerà al Liber facetiarum di Poggio, del quale sarà lettore appassionato, come fonte dalla quale trarre vocaboli “dotti”; raccoglierà e sarà a sua volta autore di numerose facezie colte o più genericamente riconducibili agli ambienti cortigiani.

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